Biotta e Rathgeb Bio riscaldano in modo ecologico

03. dicembre 2019


Molte aziende si preoccupano già da anni, se non da decenni, di come poter migliorare la propria efficienza energetica minimizzando le emissioni di CO2. Ne sono testimoni i continui progetti attuati con successo. Non da ultimo nell’industria bio, che si occupa del tema della sostenibilità pressoché quotidianamente. Così anche la pioniera svizzera dei succhi bio Biotta a Tägerwilen, in Turgovia, la quale insieme a Rathgeb Bio, che gestisce delle serre per la coltivazione di verdura bio nelle immediate vicinanze, di recente ha messo in funzione un sistema di riscaldamento a cippato: un progetto faro.

«La particolarità di questo impianto è che per la sua realizzazione si sono unite due aziende con esigenze e requisiti differenti a favore di un approvvigionamento energetico più sostenibile», afferma il direttore di Biotta Clemens Rüttimann (nella foto in alto a sinistra, accanto a Christian Rathgeb). Rathgeb Bio necessita di calore per le serre, mentre Biotta ha bisogno di vapore per riscaldare e di energia per i processi di produzione. Tutto ebbe inizio già nel 2013. All’avvicinarsi del risanamento del proprio riscaldamento a olio, il management di Biotta rifletté su come l’azienda avrebbe potuto evitare a lungo termine l’impiego di fonti energetiche fossili per rivolgersi all’energia rinnovabile. Allo stesso tempo, anche Rathgeb Bio era in cerca di una nuova soluzione. Dopo diversi colloqui, nel 2015 le due aziende commissionarono uno studio preliminare. «Si scoprì dunque che una centrale di riscaldamento a legna comune avrebbe avuto senso sia dal punto di vista economico-energetico sia dal punto di vista tecnico», spiega Clemens Rüttimann.

Secondo Biotta, la centrale di riscaldamento a cippato apporta un risparmio complessivo pari a 2’500 tonnellate di CO2 l’anno. Ancora adesso la produttrice di succhi bio è in condizione di rinunciare ai combustibili fossili. «In concreto, il fabbisogno di energia necessario per la nostra produzione e per il riscaldamento degli edifici viene coperto da subito grazie al nuovo impianto», dice Clemens Rüttimann, aggiungendo che a sua volta Rathgeb Bio è in grado di sostituire circa il 75% delle fonti energetiche di origine fossile con calore da legna. Il legno proviene inoltre dalla grande zona boschiva della costa del Lago di Costanza, che si estende a sud di Tägerwilen.

Il direttore di Biotta spiega che si tratta di legno lasciato al naturale, che non viene trasformato in legno da costruzione. «Un’azienda di servizi specializzata lo tritura nel bosco fino a ottenere pezzi da 3 a 6 centimetri, che ci vengono forniti direttamente o che vengono immagazzinati per gli orari di punta e per i periodi di maltempo.» Nell’impianto stesso il legno viene trasportato automaticamente nella caldaia passando per il magazzino del cippato. Un sistema di controllo superiore regola infine la portata e fa in modo che sia sempre disponibile la quantità di energia necessaria. La potenza nominale è pari a 2,4 megawatt.

Dal punto di vista puramente climatico il legno è un’eccellente fonte energetica, sostiene Clemens Rüttimann, purché provenga dalle immediate vicinanze e le vie di trasporto siano brevi. «A ciò si aggiunge inoltre la creazione di valore nella regione.» Il consumo del riscaldamento a cippato, afferma, è pari a 5’350 metri cubi di legno l’anno; la crescita nei boschi turgoviesi si attesta invece a 175’000 metri cubi. «Sul nostro impianto di riscaldamento a cippato ricade quindi il 3% circa.»


Il legno viene comunemente considerato come una fonte di energia a zero emissioni di CO2, giacché durante la combustione rilascia tanta CO2 quanta ne ha assorbita nel corso della sua vita. Ma il legno assorbe anche sostanze nocive dall’ambiente. Tuttavia, poiché il riscaldamento a cippato non produce fuliggine che possa arrivare nell’aria attraverso il camino, queste si accumulano nella cenere che rimane dopo la combustione.

Complessivamente l’impianto ne produce circa 20 tonnellate l’anno. «La cenere viene aspirata tramite aspiratori speciali a bassa emissione di polvere e smaltita a regola d’arte in una discarica», spiega Clemens Rüttimann. I gas di combustione stessi vengono condensati per recuperare l’energia contenuta nei gas di scarico e infine depurati in un impianto di filtrazione elettrico a umido. «Grazie a questa procedura le polveri sottili risultano notevolmente al di sotto del valore limite.»


Per quanto riguarda i costi dell’energia, per entrambe le aziende essi sono superiori del 20 30% rispetto a prima. Per contrastare questa carenza di profittabilità, il progetto riceve fondi dalla Fondazione Klik (fondazione per la protezione del clima e la compensazione di CO2) di Zurigo e dal Canton Turgovia. «Lo vediamo come un investimento nel nostro impegno a favore della sostenibilità e come una garanzia per il domani, in perfetta armonia con la nostra filosofia», afferma Clemens Rüttimann. Egli ne parla infatti anche come di un progetto generazionale che contribuisce alla tutela del clima, portando avanti il pensiero ecologico nel futuro.

www.biotta.ch
www.rathgeb.bio (in tedesco)


Testo: René Schulte, Bio Suisse/Bioaktuell
Immagini: Biotta/zVg

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